Segnali creativi

In data 8 febbraio 1969, John Muir, Diari inediti, Piano B, annota la minuziosa osservazione di una piantina di viole aggrappata a una roccia, che accompagna con una riflessione molto interessante. Il naturalista statunitense, al quale si deve tra l’altro la creazione del parco di Yosemite, scrive “Ho osservato una piccola pianta con un paio di foglie cotiledoni indivise. La successiva foglia più in alto era tripartita; la successiva quintupartita, la successiva settupartita con grande regolarità. A volte i genitori rimproverano i figli perché ritagliano la carta in forme fantasiose, ma quanto si è impegnato oggi il Creatore nel tessere i suoi fiori ornamentali! Quei genitori terribilmente severi dovrebbero considerare il loro Creatore e imparare da lui”.

Muir espone in questa occasione un concetto simile a quello espresso da Gilbert Keith Chesterton quando immagina che i fiorellini di un prato siano stati creati da Dio uno ad uno in un momento gioioso, per il piacere del bello e della creazione, invece che essere frutto anonimo e casuale di uno svolgersi cieco della materia.

La Genesi è ricca di riferimenti all’atteggiamento di Dio nei confronti del Creato nel suo complesso e dell’umanità in particolare. La comune immagine e la somiglianza con donna e uomo, il passeggiare nel giardino del paradiso, prima ancora l’aver riconosciuto la bellezza dell’Universo in ogni stadio della creazione, sono tutti segnali che ci avvertono di un Dio ben dotato di senso estetico e padrone della capacità di divertirsi, come e più di ogni sua creatura, per il risultato della propria attività. Come un grande artista, consapevole dei propri mezzi, che osserva soddisfatto l’opera compiuta. Sempre pensando a come migliorarla, per provare maggiore piacere e per condividerlo.

Sergio Valzania